mercoledì 27 novembre 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Ieri pensavo a come avrei fatto a proseguire questo diario, che sta diventando davvero faticoso.
E' difficile ripensare così dettagliatamente al passato.
Sono successe così tante cose, diventa difficile decidere quali mettere nel diario e quali tralasciare.
Alcune piccole cose della quotidianità andranno perse, ma forse sono state importanti quanto gli eventi eccezionali, chissà.

Una sera ero nella mia camera nell'appartamento a Milano, è suonato il telefono e S. mi ha chiamato perché la telefonata era per me, era mia mamma, mio papà aveva avuto un infarto ed era stato ricoverato all'ospedale. Io sono tornata nella mia camera e ho pianto, però adesso se ricordo quell'episodio ricordo farfalle.
Ma perché farfalle?

Poi hanno operato mio padre al cuore e mi ricordo che un giorno io e mia madre siamo state nella sala d'attesa dell'ospedale, sono passate tante ore, poi è arrivato un chirurgo giovane che aveva una bandana in testa colorata e sembrava un attore dei telefilm americani, ci ha detto che l'intervento era andato bene e che mio padre adesso era in rianimazione e potevamo vederlo solo attraverso un vetro e infatti abbiamo guardato dal vetro.
Poi hanno chiesto a mia mamma di fare la notte e lei ancora adesso racconta che aveva sonno e così si è coricata in un letto libero che c'era lì vicino e russava forte, così un'infermiera l'aveva sgridata anche perché tutta la gonna le si era alzata e si vedevano le mutande, così le aveva detto: Ma non si vergogna?

Mio padre poi è stato mandato in un centro di riabilitazione che c'è vicino al lago di Garda, era una villa antica con un bel parco, dove convivevano il centro di riabilitazione per il cuore e un centro per anoressiche.
Ogni volta che andavamo a trovare mio padre ci raccontava delle anoressiche che parlavano sempre tra loro di cibo e correvano nel parco, io le vedevo quando andavo da mio padre.

Mio padre dopo quell'episodio dell'infarto è rimasto depresso per un periodo e mi ricordo che ripeteva sempre: Io avrei dovuto essere morto, se non c'era questa possibilità dell'intervento al cuore adesso sarei morto. In fondo io penso che questo episodio in realtà ha ucciso una parte di mio padre che non è più tornata.
Poi finalmente è finito anche il periodo di riabilitazione e sono andata io a prendere mio padre, è stato strano perché era debole e insicuro sembrava di vetro. Io ero imbarazzata, preoccupata, un po' angosciata e intenerita perché lui era sempre stato forte ai miei occhi e anche orgoglioso e vederlo così mi faceva impressione.
Ci siamo fermati un po' vicino al lago in un bar, perché era da tanto tempo che non vedeva 'fuori', parlava poco e io dicevo delle stupidate per farlo ridere, cose che avevano fatto i cani oppure delle stranezze di mia madre, per ridere, per non essere imbarazzati.

2 commenti:

  1. Da come scrivi non si direbbe faticoso, la scrittura è intensa e scorrevole...secondo me fai più fatica se lasci passare troppo tempo tra una puntata e l'altra.
    Fino ad ora hai avuto intuizione per le cose che val la pena pubblicare, hai messo sia eventi importanti sia micro-eventi pure molto significativi.
    Ma alla fine quello che conta è l'insegnamento continuo che riceviamo nel riprendere la storia della nostra vita.
    Non ci sono tante persone che hanno questo coraggio.

    Le foto con i cani sono bellissime!!

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  2. Sì hai ragione, faccio molta fatica quando lascio passare del tempo, poi quando riprendo mi diverto a ricordare.

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