GNICCHI
Vorrei parlare di Gnicchi, per non dimenticarmi che anche da piccola ogni tanto qualcuno mi vedeva.
Quando tornavo da scuola di solito il ristorante era pieno di gente e quindi sia io che mia sorella ci prendevamo dalla cucina quello che capitava e mangiavamo da sole.
Però io avevo Ghicchi.
Ghicchi che tutti i giorni non cominciava a mangiare se non c'ero io, che ascoltava gentile, che mi trattava con rispetto come se fossi stata grande. Era un mediatore, un signore bello e distinto, mia mamma mi ha raccontato dopo tanto tempo che non ha mai avuto vita facile nel paese, perché era considerato un mascalzone, uno diverso. Una volta lo avevano anche picchiato.
Mangiava tutti i giorni al ristorante perché era sempre in giro per lavoro e perché viveva solo.
Tutto il periodo delle elementari ho sempre mangiato al tavolo con lui, con i tovaglioli di stoffa e con tutto apparecchiato bene, quando arrivavo mi salutava serio, come se fosse arrivato un suo collega di lavoro e poi ordinavamo. Tutti i giorni per cinque anni.
Dopo tanti anni, quando io avevo già trent'anni, Ghicchi ha avuto un forte esaurimento nervoso, ormai non lavorava più da tempo, era solo e non riusciva più a mangiare, così veniva nel ristorante dei miei genitori per cercare di mangiare un po'. Per una serie di circostanze in quel periodo anche io ero tornata al paese, così dopo più di vent'anni ci siamo ritrovati a mangiare assieme tutti i giorni e come venti anni prima lui non iniziava a mangiare senza di me, come tanti anni prima lui mi ascoltava serio e rispettoso.
Non ho mai fatto in tempo a ringraziarlo, dopo poco tempo è morto.
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