venerdì 19 ottobre 2012

LA STORIA DELLA MIA VITA





La musica

La musica per me è sempre stata molto importante, un alimento essenziale per poter continuare a vivere. Mio padre ascoltava molta musica classica, il suo compositore preferito era Beethoven, c'è stato un periodo in cui ha avuto una forte crisi depressiva, era dimagrito tantissimo, non rideva più, stava male, adesso ci dice sempre questa frase: Io sono guarito ascoltando Beethoven!
Un giorno dell'anno scorso tornando da Milano in macchina ci siamo fermati a un autogrill e mio padre ha preso un cofanetto delle opere del suo amato compositore e me l'ha regalato dicendo: Per la depressione!
Da piccola ascoltavo per ore il Bolero di Ravel e mi immaginavo storie fantastiche generalmente ambientate nello spazio cosmico, con protagonista il Dio Ivano.
La musica mi ha sempre esaltata, mi ha fatto raggiungere stati di vera e propria estasi, ancora adesso è così. Posso anche non avere amici, posso non mangiare per qualche tempo oppure non avere rapporti umani in genere, ma non posso stare senza la musica.

Comunque tutta questa cosa che ho scritto è solo per dire che nei primi anni di superiori ero molto appassionata di Peter Gabriel, lo amavo completamente. All'epoca esistevano solo i vinili e io i suoi li avevo comperati tutti. Poi avevo comprato anche la discografia dei Genesis.
Andavo in un negozio di dischi di Mantova, poi tornavo a casa con il mio disco incelofanato, lo aprivo e lo mettevo sul giradischi e lo facevo suonare per ore, per giorni e immaginavo storie cosmiche ma senza il Dio Ivano, perché ormai avevo capito che non esisteva.
Io non sono mai stata molto interessata ai ragazzi, probabilmente il mio bisogno di amore era soddisfatto da altre passioni che mi appagavano completamente, a volte mi piacevano dei ragazzi della mia età, ma li guardavo da lontano, mi immaginavo le loro vite, immaginavo come poteva essere parlare con loro, immaginavo relazioni fantastiche e perfette, ma poi me ne dimenticavo, perché venivo assorbita dal mio mondo parallelo.
Mio padre aveva sempre sognato di imparare a suonare il pianoforte, così mi aveva iscritta ad un corso privato da un'insegnate che viveva in un paese vicino al nostro. Mi aveva anche comperato un pianoforte. La mia insegnante era molto seria, usava un metodo classico molto rigido, durante le prime lezioni non mi faceva mai toccare la tastiera, ma mi faceva suonare il tavolo, per impostare le mani. Diceva che ero portata, solo che io mi annoiavo tantissimo a studiare i solfeggi, non studiavo mai e lei giustamente si arrabbiava.

Adesso avevo la scuola, avevo i disegni, la musica, il pianoforte, i libri e credevo fortemente al fatto che la mia vita sarebbe stata meravigliosa, come poteva non esserlo?
Come poteva non essere meraviglioso un mondo dove esistevano delle cose così belle, cose che non si esaurivano mai.
Avevo una folla di amanti che mi davano tutto l'amore di cui avevo bisogno, che infiammavano il mio cuore con parole, suoni e immagini sublimi.
Non ero mai sola.

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