domenica 14 ottobre 2012

LA STORIA DELLA MIA VITA




Ieri ero a Milano.
Ero a casa di mia sorella e dovevo uscire a prendere il treno per tornare a casa mia.
Fuori c'era brutto tempo e io avevo solo la camicia, avevo freddo, così le ho chiesto un maglione in prestito. In realtà fuori non c'era freddo, ho avuto caldissimo fino alla stazione.
Allora ho pensato che le città non hanno i luoghi aperti come la campagna. In campagna o nelle piccole città quando esci di casa, vai in un luogo aperto, esci fuori e se è inverno hai freddo.
Invece nelle grandi città sei ancora dentro a qualcosa di più grande, ovunque c'è caldo e ovunque ci sono degli schermi televisivi.
Sei in un'altra stanza più grande.

Terrore notturno

Nella pizzeria c'erano molte persone che lavoravano per i miei genitori, tra loro c'era un uomo piccolo e tarchiato che aiutava mio padre a fare le pizze, mia sorella mi prendeva sempre in giro dicendo che da grande io lo avrei sposato, e siccome si occupava anche dei fritti, lei ci vedeva in futuro a lavorare insieme nella pizzeria, però lui nel preparare i fritti essendo piccolo, sarebbe spesso caduto nella friggitrice e così io sarei stata sempre al suo fianco per estrarlo alzandolo da sotto le ascelle.
Io ridevo tantissimo per queste cretinate, però un po' mi arrabbiavo perché mentre lo raccontava mi sembrava vero, così un po' ridevo e un po' mi innervosivo.

In quel periodo avevo tantissime visioni durante la notte, quando si faceva sera cominciavo ad essere in ansia perché sapevo cosa mi aspettava. Spesso riuscivo a stare sveglia fino all'alba, così mi salvavo e dormivo tre o quattro ore fino al momento di andare a scuola.
La situazione alla Buca era molto peggiorata rispetto le altre case dove avevamo vissuto, perché durante la notte, quando venivo svegliata dalle visioni, contemporaneamente si sentivano sul tetto del ristorante dei rumori fortissimi, dei colpi e un rumore che sembrava provocato da qualcuno che spostava mobili molto pesanti sopra di noi. Io rimanevo gelata nel letto, non riuscivo più a muovere un muscolo fino al primo canto degli uccellini, che per me annunciava la fine del tormento e così mi scioglievo e per qualche ora potevo riposare.
Di questa cosa a un certo punto ho cominciato a parlarne a mia sorella, così una notte è rimasta sveglia con me e anche lei ha sentito i rumori, così ho terrorizzato anche lei. Insieme abbiamo deciso di parlarne con i miei genitori, così una notte tutti e quattro siamo stati ad aspettare e quando sono cominciati, mia madre è rimasta sbalordita come noi due, invece mio padre ha detto che erano rumori di assestamento del tetto. Il giorno dopo è salito in soffitta per vedere cosa ci fosse, ma non c'era niente, così ha concluso dicendo: Sì, sono rumori di assestamento.
Però io ho continuato con le mie nottate da incubo, con le visioni e tutto il resto.
Mia madre per concedermi un po' di tregua ogni tanto mi dava qualche goccia di Valium, so che può sembrare irresponsabile da parte di una madre fare una cosa del genere, però io in quelle notti dormivo, avevo una tregua e per un po' potevo riposare.



1 commento:

  1. Cara Simona, come sempre leggere le tue puntate è appassionante,e insieme mi sento molto vicina a te considerando tutte queste cose che hai sopportato.
    La tua descrizione della grande città ha in sè la verità di una poesia, non potevi dirlo meglio.
    Adesso ti dico il mio pensiero riguardo al "terrore notturno".
    Puo' capitare che il nostro essere diventi come una potentissima antenna nei confronti di qualcosa che è simultaneamente dentro di noi e intorno a noi.
    Solo che non siamo preparati a questo genere di ricezioni e così quello che ci arriva puo' essere angoscioso.
    La realtà è molto più di quello che si vede,come sai anche tu.
    Mi sono chiesta se in questo locale che abitavi ci fosse stato qualcuno che aveva sofferto molto, prima che arrivasse la tua famiglia.
    In una prospettiva psicanalitica, se hai interpellato qualcuno di questi terapeuti, potrebbero invece aver cercato di far emergere episodi rimossi che possono averti fatto del male. Spesso queste sedute vengono fatte con molta tecnica e poco amore, e apportano più danno che aiuto.
    Le cause agiscono di concerto,quello che conta è individuare tutti i nodi in cui qualcosa ci imprigiona e pian piano imparare a scioglierli, imparare a riparare le nostre ali tarpate piuma dopo piuma e alzarci dinuovo un po' da terra.
    Ciao, con affetto
    Miciotta

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