mercoledì 27 novembre 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Ieri pensavo a come avrei fatto a proseguire questo diario, che sta diventando davvero faticoso.
E' difficile ripensare così dettagliatamente al passato.
Sono successe così tante cose, diventa difficile decidere quali mettere nel diario e quali tralasciare.
Alcune piccole cose della quotidianità andranno perse, ma forse sono state importanti quanto gli eventi eccezionali, chissà.

Una sera ero nella mia camera nell'appartamento a Milano, è suonato il telefono e S. mi ha chiamato perché la telefonata era per me, era mia mamma, mio papà aveva avuto un infarto ed era stato ricoverato all'ospedale. Io sono tornata nella mia camera e ho pianto, però adesso se ricordo quell'episodio ricordo farfalle.
Ma perché farfalle?

Poi hanno operato mio padre al cuore e mi ricordo che un giorno io e mia madre siamo state nella sala d'attesa dell'ospedale, sono passate tante ore, poi è arrivato un chirurgo giovane che aveva una bandana in testa colorata e sembrava un attore dei telefilm americani, ci ha detto che l'intervento era andato bene e che mio padre adesso era in rianimazione e potevamo vederlo solo attraverso un vetro e infatti abbiamo guardato dal vetro.
Poi hanno chiesto a mia mamma di fare la notte e lei ancora adesso racconta che aveva sonno e così si è coricata in un letto libero che c'era lì vicino e russava forte, così un'infermiera l'aveva sgridata anche perché tutta la gonna le si era alzata e si vedevano le mutande, così le aveva detto: Ma non si vergogna?

Mio padre poi è stato mandato in un centro di riabilitazione che c'è vicino al lago di Garda, era una villa antica con un bel parco, dove convivevano il centro di riabilitazione per il cuore e un centro per anoressiche.
Ogni volta che andavamo a trovare mio padre ci raccontava delle anoressiche che parlavano sempre tra loro di cibo e correvano nel parco, io le vedevo quando andavo da mio padre.

Mio padre dopo quell'episodio dell'infarto è rimasto depresso per un periodo e mi ricordo che ripeteva sempre: Io avrei dovuto essere morto, se non c'era questa possibilità dell'intervento al cuore adesso sarei morto. In fondo io penso che questo episodio in realtà ha ucciso una parte di mio padre che non è più tornata.
Poi finalmente è finito anche il periodo di riabilitazione e sono andata io a prendere mio padre, è stato strano perché era debole e insicuro sembrava di vetro. Io ero imbarazzata, preoccupata, un po' angosciata e intenerita perché lui era sempre stato forte ai miei occhi e anche orgoglioso e vederlo così mi faceva impressione.
Ci siamo fermati un po' vicino al lago in un bar, perché era da tanto tempo che non vedeva 'fuori', parlava poco e io dicevo delle stupidate per farlo ridere, cose che avevano fatto i cani oppure delle stranezze di mia madre, per ridere, per non essere imbarazzati.

Nera e io da giovane

Eccomi qui molto giovane con la Nera.

Lula e Nera

Ecco una foto che ritrae la Lula e la Nera.

martedì 26 novembre 2013

Le Regine


Una mia amica un giorno mi ha chiesto se volevo insegnare arte a sua figlia che ha 8 anni.
Io per un po' di tempo mi sono rifiutata perché ho sempre pensato che ai bambini non si può insegnare niente, loro sanno già tutto, soprattutto disegnare, penso che sia impossibile insegnare a disegnare a un bambino, sarebbe anzi interessante imparare a disegnare da un bambino, ma questa è una cosa difficile da attuare.

Però la mia amica un giorno ancora mi ha detto: Guarda che mia figlia insiste che vuole venire da te, vuole disegnare con te. Allora le ho detto: Va bene, falla venire, ma io non ho niente da insegnarle, lavoreremo insieme.
Poi assieme a questa bambina si sono aggiunte altre due bambine.

Il primo giorno che sono venute ero molto agitata, volevo che loro stessero bene e che tutto andasse bene. Abbiamo costruito una corona ciascuno, per sentirci Regine.

Loro sono meravigliose e le due ore che abbiamo passato insieme sono volate via, hanno capito tutto e non ho dovuto spiegare niente.

Adesso ogni giovedì si ripete sempre una magia, ognuna di noi sta molto attenta a non rompere l'incantesimo e per quelle due ore tutto è possibile.

Allora mi sono chiesta ma dove va a finire tutta questa meraviglia quando diventiamo donne adulte?
Dove va a finire la luce che brilla gli occhi?
Dove finisce la sensazione che tutto si può?
Dove essere pazze?
Dove urlare fortissimo?
Dove essere davvero unite e parlare piano dei segreti?
Dove essere davvero le Regine?

LA STORIA DELLA MIA VITA



Finalmente una famiglia, come pensavo che potesse essere.
Qualcuno che mi aspettava, che mi ascoltava.

Quei due anni sono stati molto belli anche perché finalmente avevo abbandonato architettura di cui non mi importava niente e facevo una scuola che amavo fare, dove avevo fatto molte amicizie.
Tutte le mattine entravo nel castello e tutte le sere tornavo a casa con le ragazze che mi aspettavano per mangiare a lume di candela.
Ero felice.

Mi ero liberata anche di quel ragazzo spietato che mi maltrattava ed ero tornata con D. lo vedevo i fine settimana quando tornavo a casa, nel ristorante.
D. nel periodo in cui studiavo a Milano aveva cominciato a lavorare come aiuto cuoco nel ristorante dei miei genitori, così quando tornavo a casa c'era anche D. in cucina con mio padre.

Avevo anche tre cani che si chiamavano: Nera perché era tutta nera, Lula in onore ad un film di David Lynch e Black perché si chiamava così quando l'ho preso al canile.
I miei cani avevano formato una specie di branco di cui la regina indiscussa era la Nera, una regina autoritaria e crudele con gli altri due cani, ma con noi era buona.
Ogni tanto organizzavano delle fughe con relative razzie di polli e gatti e dopo mia madre doveva vedersela con i vigili del paese. Mio padre aveva fatto una recinzione che credo non abbiano nemmeno a San Vittore, ma loro riuscivano sempre, sempre a fuggire, escogitavano tecniche di fuga sempre più sofisticate. Black era l'esperto della fuga, era un cane da caccia, uno spinone italiano che riusciva a dire: ciao, la Lula veniva utilizzata per rompere la rete, per scavare fosse, per tutti i lavori di fatica, la Nera naturalmente era la mente.

Io e D. continuavamo a suonare insieme agli altri e tutto proseguiva bene.

venerdì 18 ottobre 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Oltre a S., nella casa vivevano B. e M.
Venivano tutte e tre dal Trentino.
Per me era una completa novità, io avevo sempre avuto a che fare con la pianura più pianura del mondo e con i suoi abitanti.

S. aveva un anima cristallina, si muoveva silenziosa e leggera, aveva la pelle luminosa come la luna ma questo suo essere lieve poteva ingannare, perché S. era una ragazza forte. Studiava in una scuola di illustrazione e fumetto.

B. aveva un forte accento tedesco abitava in una valle del trentino, io la trovavo estremamente stravagante, mi faceva molto ridere. Mi ricordo che un fine settimana è tornata a casa e quando è tornata a Milano era completamente pelata, aveva la testa come una palla da bowling, era impressionante!
Studiava all'accademia di belle arti.

Con M. avevo meno rapporti di amicizia, il legame più forte l'avevo stretto con S. e B.
Ho passato due anni molto belli con loro.

Giocavamo come bambine, l'atmosfera era sempre magica, alla sera mangiavamo a lume di candela e non si iniziava a mangiare se non c'eravamo tutte.
Per me era come un surrogato di famiglia.

martedì 1 ottobre 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Come ho scritto non mi è mai interessato studiare architettura, e dopo due anni strazianti in cui non riuscivo a fare niente, niente altro che mangiare e piangere, lasciai architettura.

Avevo scoperto, non ricordo come, che esisteva una scuola di grafica e illustrazione a Milano, che non era privata e si entrava tramite un piccolo esame che selezionava gli allievi.
La scuola era dentro il CASTELLO SFORZESCO!!! E così se mi avessero presa, tutte le mattine sarei andata a scuola dentro a un castello!! Come la Principessa!!

Così il giorno dell'esame andai con una tale forza e decisione che non potevano non prendermi, infatti mi presero!
Ero felice, felicissima, per la prima volta dopo tanto tempo facevo una cosa che avevo scelto io!
Ero io, come quando facevo l'Istituto d'Arte, ero tornata in me!

Mia sorella nel frattempo era tornata a vivere a Roma, a fare anche lei quello per cui era nata, l'attrice.

Mi misi subito a cercare una stanza sugli annunci, ho visitato un sacco di appartamenti, ma spesso mi sentivo soffocare...

Fino a quando un giorno sono andata a vedere un appartamento dove mi ha accolto una creatura che non era della nostra specie.
Lei si chiama S., viene dalla montagna e sembra appartenere al popolo degli Elfi.

Io arrivavo da una guerra, la mia anima era ferita e in disordine, avevo lottato con i fantasmi, con la pazzia, con la paura di perdermi, venivo da maltrattamenti di anni, da incomprensioni, venivo dalla solitudine e dietro alla porta di un appartamento di Milano finalmente mi aveva aperto un'anima che mi diceva: Ecco sei finalmente arrivata! Adesso riposati.
E così dissi subito: Prendo la stanza!!

sabato 28 settembre 2013

giovedì 1 agosto 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



La sera dello spettacolo, mi ricordo, ero molto agitata, nonostante dovessi muovere solo il manichino e preparare vari oggetti dietro le quinte.
Questa esperienza mi ha fatto capire molto bene, che il teatro con me non aveva niente a che fare, oppure io non avevo niente a che fare con il teatro.

Però dopo lo spettacolo ci siamo divertiti perché abbiamo fatto una festa dove si ballava e si festeggiava tutti assieme la fine del lavoro.

Quella sera a vedere lo spettacolo c'era anche il ragazzo bellissimo, quello che io e mia sorella guardavamo sempre da lontano, io non me ne ero accorta e ad un certo punto, dopo lo spettacolo, mia sorella è venuta da me trafelata e agitata dicendomi: Sai chi mi ha parlato??
E io: no, chi?
E lei: Il ragazzo bellissimo, mi ha chiesto di uscire con lui!!!

In quel momento mi ricordo che una rabbia e una desolazione infinita si è impadronita del mio cuore, l'avrei picchiata a sangue, ero gelosa, disperata e pensavo che in tutto questo ci fosse qualcosa di profondamente ingiusto, ma nello stesso tempo non capivo il perché di tutta quella rabbia, non riuscivo a capire il perché.
Ho un ricordo di quel momento come di nebbia, come se in un solo istante si fosse alzata una nebbia fitta e desolante. Mi veniva da piangere.
Mia sorella mi disse: Devi tornare a casa con qualcuno, io esco con lui.

Il resto della serata non lo ricordo più, penso di aver detto delle parolacce a mia sorella, ma lei era felice.

Da quel giorno il ragazzo bellissimo che si chiamava A. veniva spesso nel nostro appartamento, dopo siamo diventati amici.

sabato 27 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Il ragazzo per cui avevo perso la testa continuava a maltrattarmi, e io soffrivo, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di frequentarlo, era una continua umiliazione, a volte se vedeva delle ragazze che gli piacevano voleva che io gli stessi distante di modo che sembrasse da solo. Faceva dei commenti dispregiativi sul mio abbigliamento oppure sui miei capelli, spesso mi abbandonava nel mezzo di una serata, serata per cui mi ero preparata piena di agitazione ed aspettative, mi lasciava con la sua compagnia di amici e se ne andava, così io rimanevo lì con il magone a cercare di fare la buffona.
Non so se è una fase che prima o poi passano tutte le donne, ma comunque nel mio caso, percepivo tutto questo come una cosa a cui io non potevo sottrarmi.
Era veramente un periodo di vera 'merda' mi sentivo così svalutata che non potevo pretendere di meglio che essere maltrattata da tutti, e in fin dei conti ripensandoci ora mi rendo conto che ero come anestetizzata, una parte di me era completamente silente e dormiente, e la parte masochista era soddisfatta e appagata.

Io e mia sorella ci eravamo iscritte ad un altro corso insieme, il corso di teatro.
Il politecnico stava organizzando un grande spettacolo all'interno dell'ex Bovisa, un enorme capannone industriale. Era uno spettacolo su un testo di Fassbinder.
Mia sorella essendo già attrice venne scelta per recitare un personaggio femminile abbastanza importante, indossava una parrucca di capelli rossi lunga fino alla schiena era molto bella quando recitava.
Ma devo dire che mia sorella quando recita è sempre molto bella, anche adesso, emana una forza che durante la vita tiene a bada non si sa dove e così diventa luminosa e bellissima e in generale chi la vede la vorrebbe... sì la vorrebbe, perché si percepisce un'energia che tutti vorrebbero per sé e così io credo le persone confondono l'energia con la persona e vorrebbero la persona, per provare ancora quella sensazione.

Io invece ero stata scelta per trasportare un manichino con le rotelle, dovevo essere invisibile, doveva sembrare che il manichino si muovesse da solo, infatti mi ero vestita di nero. A me riusciva bene essere invisibile, ero ben addestrata a questo compito!
Poi dovevo fare altre azioni di spostamenti di scenografie e oggetti 'dietro le quinte'.

Facemmo molte prove.

domenica 21 luglio 2013

Ballare



Oggi c'è molto caldo.

Ieri sono andata a un festival rock perché Andrea aveva un banco dove vendeva le sue cose.
Io sono stata un po' al banco, ma poi ha suonato un gruppo che faceva venire molta voglia di ballare.
Io ho sempre amato tantissimo ballare, allora ho pensato: Ma sì dai in fondo cosa mi può mai succedere...
Voi penserete: Ma perché cosa le potrebbe mai succedere ballando?
Ma in realtà io ho una colonna vertebrale e in generale le ossa che non sono più disposte a ballare con me e così prima di raccontarvi cosa mi è successo ieri vi racconterò cosa mi è successo l'anno scorso.

L'anno scorso un mio amico che ha un bar mi ha detto: Stasera vieni che c'è il dj set!
Allora io ho detto: Sì, va bene, invito anche la Jo!
La Jo è una mia amica con cui faccio spesso queste cose mondane.

Così ci siamo presentate al bar nell'ora dell'aperitivo, abbiamo bevuto uno spritz e poi volevamo ballare, perché anche alla Jo piace molto ballare, però non ballava nessuno.
Abbiamo aspettato un po' e poi abbiamo detto: Ma dai cosa importa se non balla nessuno, balliamo noi!!
Sì dai balliamo!!!

Abbiamo cominciato a ballare, ma io ho un problema, non riesco a trattenermi e quando ballo dopo un po' esagero tantissimo, entro in uno stato di trans dove penso di poter fare qualsiasi cosa.
Anche quella sera è successo così.
Ad un certo punto il dj ha messo un brano che il ritornello faceva così: JUMP JUMP JUMP.
Così ho cominciato a saltare con tutta la forza che avevo in corpo, cercando di saltare il più in alto possibile. Quella canzone è abbastanza lunga.

La mattina dopo avevo il femore incrinato.

Tornando a ieri notte, ho cominciato a ballare piano piano, dicendo a me stessa: Resisti, non lasciarti andare, balla poco, non muovere troppo la schiena.
Per un po' ci sono riuscita, ma poi un'altra parte di me ha detto: Ma dai basta!!! Lasciati andare, cosa mai può succederti non pensarci.

Io ho ascoltato quella che mi diceva: lasciati andare.

Oggi non riesco a muovere la schiena, ho prenotato una risonanza magnetica.

Però ieri sera mi sono divertita!!

LA STORIA DELLA MIA VITA



In quell'anno credo di aver dato qualche esame a fatica e l'anno seguente ci siamo trasferite in un'altro appartamento.

Mia sorella in quel periodo era assieme a un ragazzo di Lecce che aveva una sorella che studiava danza, la quale decise di frequentare una scuola a Milano, così venne ad abitare con noi.

Mia sorella cominciava ad uscire più spesso per conto suo, aveva preso contatti con vari teatri e così spesso mi ritrovavo in casa con la sorella del suo ragazzo che era sempre a dieta e non era molto allegra come tipo di ragazza.
Con me era abbastanza nervosa e spesso riproponeva un copione che si era ripetuto varie volte nella mia vita e cioè quello 'padrona serva' a cui io mi adattavo piacevolmente perché mi ci ritrovavo bene.
A volte però mi pesava un po', senza sapere bene il perché sentivo un'oppressione, nonostante servissi con piacere.

Sempre in quel periodo mi rimisi in contatto con il ragazzo cattivo che amavo perdutamente, così ogni tanto uscivo con lui e la sua compagnia di amici di Milano.
Il mio amor proprio era ad un livello bassissimo e così tra la sorella del fidanzato, il ragazzo cattivissimo, la completa mancanza di amicizie e un'università di cui non mi fregava assolutamente niente, mi ritrovavo completamente svuotata. 
Tutte quelle che erano state le mie passioni fino a quel momento, tutto il mondo che fino a quel momento mi aveva nutrito era sparito, mi aveva abbandonato.

Io e mia sorella ci eravamo iscritte ad un corso che frequentavamo insieme, a quel corso era iscritto anche un ragazzo bellissimo, che aveva dei lineamenti un po' orientali, i capelli un po' lunghi neri, assomigliava a un attore del telefilm "Saranno Famosi" che si chiamava Jesse Velasquez.
Noi due sembravamo sempre Fantozzi e il suo amico folletto, così andavamo al corso e ogni volta guardavamo il ragazzo bellissimo da lontano e ridevamo perché ci immaginavamo che andavamo a dirgli ogni sorta di idiozia.
Io dicevo: Però secondo me è stupido, è risaputo che quelli troppo belli sono degli stupidi.
E mia sorella diceva: Secondo me io mi fidanzo con lui.
Allora io dicevo: No è impossibile, è troppo bello.

Per noi rimaneva solo un argomento di discussione e un motivo in più per fare le cretine.

Comunque a me Milano non piaceva affatto.

giovedì 18 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Mia sorella doveva finire l'università e così decise di continuare gli studi a Milano e si trasferì con me nella casa dell'amico di mia zia.

L'appartamento era all'ultimo piano di un palazzo popolare, noi eravamo in sub affitto e dovevamo dire che eravamo delle sue parenti.
La cosa strana di questo appartamento era che in ogni stagione dell'anno c'era molto freddo ed essendo all'ultimo piano entrava sempre una specie di fuliggine dai camini.
Anche in estate prima di uscire mia sorella si metteva il cappotto, un cappello di lana, aveva un cappello che sembrava quello di Fantozzi, io invece ero nella fase 'folletto' avevo un cappello a punta e dei vestiti colorati.

Frequentavamo entrambe architettura, così uscivamo bardate in quel modo e poi ognuna andava a frequentare i suoi corsi, un giorno ci siamo incontrate e in un primo momento non ci siamo riconosciute e io nel vederla ho pensato: Quella pazza è vestita come Fantozzi, e lei ha pensato di me: Che scema, che buffona, poi avvicinandoci abbiamo capito che eravamo noi e abbiamo riso molto.

In quel periodo vivevamo come due esseri in un eremo, ridevamo molto, non avevamo molti contatti con gli altri umani, in casa non avevamo nessun apparecchio televisivo e neanche la radio.
Ancora adesso quando riparliamo di quel periodo ci viene molto da ridere, perché vivevamo come in un mondo parallelo, ma non stavamo male, ci faceva ridere tutto.
Mia sorella come sempre mi faceva degli scherzi atroci e a volte mi costringeva ad accompagnarla a vedere dei teatri o degli spettacoli d'avanguardia che per me erano delle vere torture.

Come dicevo, a me architettura faceva proprio schifo, mi annoiavo da morire, poi i corsi erano affollatissimi, a volte si doveva assistere in piedi a delle lezioni che di per se erano già insopportabili.
Non conoscevo nessuno e per quanto mi sforzassi non riuscivo a legare con nessuno. Mi ricordo che avevo conosciuto due ragazze che mi ricordavano un po' la mia amica D. così mi ci ero attaccata come un adesivo, ma capivo che loro non avevano voglia di fare amicizia con il folletto, anche perché era un folletto abbastanza lamentoso.
Così tornavo nell'appartamento pieno di fuliggine e mi consolavo con Fantozzi.

domenica 14 luglio 2013

Alga



Oggi parlavo con una mia amica molto cara.
Lei è giapponese, è molto saggia. Un giorno in cui io avevo paura perché percorrevamo una strada sedute su un autobus che saliva una stradina di montagna e lei era molto tranquilla mi ha detto: Simona non avere paura, devi fare come un'alga.
Io allora le ho chiesto: ma in che senso?
E lei mi ha risposto: Le alghe seguono l'andamento delle onde, se fossero rigide si spezzerebbero, invece devi fare come loro, seguire le cose che accadono senza spezzarti.

Oggi allora le dicevo che ricordo sempre questa cosa che mi ha detto, in particolare in questo periodo in cui soffro di fortissimi mal di schiena. Credo di essermi opposta per anni alla vita, cercando di resistere, diventando rigida ad ogni colpo e così adesso soffro.

Oggi dicevamo che la vita sa sempre cosa fa, ti fa incontrare le persone che servono alla tua anima, fa in modo che le persone che ti danneggiano si allontanino, la vita crea forti dolori per farti morire e poi farti rinascere nuovo. Noi non capiamo quasi mai e ci opponiamo testardi, non vogliamo stare male, abbiamo tanta paura e poniamo una grande resistenza come querce secolari, ma noi non siamo querce secolari siamo solo dei deboli fuscelli e ci spezziamo.

Così parlando con la mia amica cara ho capito che anche il fatto di non avere mai un soldo nelle tasche da anni forse ha un significato, ogni volta devo inventarmi qualcosa per sopravvivere, e negli anni ho inventato anche delle cose belle, e tutta questa miseria economica alla fine ha prodotto delle cose preziose.

sabato 13 luglio 2013

D.



Ieri sera è venuta a trovarmi la mia amica D.
Adesso abitiamo distanti e così ci possiamo vedere raramente.
Abbiamo mangiato la pizza e abbiamo parlato fino a tardi.
Ci hanno punto molte zanzare.

Ci siamo riviste dopo tanto tempo.
Ma come sempre, la sensazione è quella di esserci salutate solo il giorno prima.
Tutto è naturale con D., parlare risulta facile, non è necessario spiegare niente, lei poi conosce la mia vita passata e sa molte più cose di me, più di quante ne può sapere il mio fidanzato.
Così quando la rivedo è come se potessi rilassarmi.

E' stato bello rivederla.

LA STORIA DELLA MIA VITA



Per lungo tempo non vidi più i colori, di notte sentivo i gatti parlare, i cani cantare, vedevo qualsiasi cosa. Per qualche tempo ho fatto uso pesante di Valium.
Credo di essere passata attraverso l'inferno e di esserci uscita portandone i segni nell'anima, credo di aver conosciuto la paura più profonda.

Avevo finito le superiori e come per mia sorella mio padre aveva deciso che dovevo iscrivermi ad architettura.
A me non me ne fregava niente dell'architettura!

Mia zia, che viveva a Milano, mi fece avere in sub affitto l'appartamento di un suo amico in una casa popolare. Io dovevo andarci a vivere con una mia compagna di classe che si era iscritta anche lei ad architettura. Io non ero amica di questa ragazza, ma pensavo che forse potevamo diventare amiche abitando insieme.

Andammo parecchie volte avanti e indietro in questo appartamento, i suoi genitori erano molto apprensivi, così ci tornammo parecchie volte con loro a vederlo, a pulirlo, poi ci tornammo con il suo ragazzo.
Mi ricordo che siamo state in quell'appartamento solo una notte insieme, una notte infernale, dove la mia compagna di classe ha pianto in continuazione dicendo che non ce la faceva che voleva tornare a casa. Poi ha telefonato a suo padre che è venuto a prenderla.

A questo punto dovevo trovare una nuova inquilina.


sabato 6 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Quando facevamo il piattino e anche adesso che facevo la scrittura automatica, ogni tanto si intrometteva un personaggio molto negativo e aggressivo.
Quando succedeva smettevamo subito, ma col tempo questo personaggio interveniva sempre più spesso.

Naturalmente mia sorella a Roma non poteva più comunicare con i 'morti' perché non sapeva fare la scrittura automatica, così un giorno decisi di insegnarle telefonicamente. Prima di insegnarle un personaggio femminile che compariva sempre ed era molto dolce e materno mi disse di non farlo, di non insegnarle assolutamente, ma io lo feci lo stesso.

Dopo aver imparato, nel giro di poco tempo, mia sorella entrò in uno stato di follia, non mangiava più, aveva smesso di fare la scrittura automatica perché comunicava direttamente con la mente e il personaggio negativo di cui parlavo prima aveva preso il sopravvento su di lei rendendola schiava.
Era terrorizzata, girava per le chiese di Roma a bere l'acqua benedetta e sopravviveva mangiando ogni tanto un uovo.

Noi non sapevamo come si era ridotta, ma per fortuna una ragazza che viveva con lei un giorno telefonò ai miei genitori dicendo: Venite a prenderla, subito! Sta molto male!
Quel giorno c'era un matrimonio e miei genitori partirono in macchina verso sera lasciando il ristorante ai camerieri.

Io ero molto spaventata e feci l'ultima scrittura in cui, sempre il personaggio femminile, mi salutò e mi disse: Non farlo mai più, non fare mai più la scrittura.

La mattina dopo i miei genitori tornarono a casa con mia sorella e cominciò un periodo assurdo e spaventoso. Mia sorella non era più mia sorella, pregava sempre, beveva acqua benedetta, non riusciva a mangiare, non dormiva mai, perché diceva che se si addormentava la creatura che l'abitava avrebbe preso il sopravvento su di lei, aveva un piccolo crocefisso fissato con lo scotch in corrispondenza del cuore.

I miei genitori, in quel periodo furono molto bravi con lei, riuscirono a mantenere la calma e riuscirono ad assecondarla ma allo stesso tempo a farle credere che questa cosa non era vera, che non aveva potere su di loro. L'accontentavano quando voleva visitare i santuari alla ricerca di un esorcista in cambio lei però doveva mangiare.
Credo che se l'avessero portata in un istituto psichiatrico non ne sarebbe mai uscita, mai.
Invece decisero di non portarla da nessuno psichiatra, la fecero solo visitare dal dottore di famiglia, che le prescrisse delle vitamine.

Una notte mia sorella ci svegliò urlando che ce l'aveva fatta, che l'aveva sconfitto e per dimostrarcelo si tolse la croce dal petto e l'attaccò al muro con lo scotch.

In effetti ce la fece, il giorno dopo era tornata lei, anzi era più viva di prima.
Credo che passarono pochi giorni e ripartì per Roma a lavorare, era guarita completamente.

Tutto era finito bene, tranne per il fatto che io ero completamente scioccata.


venerdì 5 luglio 2013

ELEIDE



La signora che mi ha affittato la casa, la mia adorata casa di campagna!! Si chiama Eleide.
Eleide ha 93 anni, ma ne dimostra molti meno.
Il giorno che io e Andrea abbiamo visto la casa per la prima volta ci sono venute incontro la nipote e la ragazza dell'agenzia.
Poi sono entrata e lei era lì in attesa, con la collana di perle e il bastone.
Mi ha sorriso e mi ha detto: Qui è il paradiso!!

Io le ho voluto subito bene e lei ha subito voluto bene a me.
Eleide ha la faccia di una bambina ingorda di vita. Una volta mi ha detto: Ho ancora tante cose da fare, devo preparare le marmellate, fare la salsa di prezzemolo e forse tra poco muoio.
Spero almeno di riuscire a fare la conserva di pomodoro!

Non sopporta le persone ordinarie, non ha figli perché "Dio ha voluto che mi occupassi delle persone che hanno bisogno di me!", ama guardare il suo orto, ride con tenerezza quando vede nascere i butti alle piante perché sono 'piccolini'.

Le cose per lei sono semplici e meravigliose, non sopporta sentire le persone lagnarsi, non si scandalizza di ciò che è diverso, perché è curiosa.
Fino all'anno scorso guidava la macchina, ma sua nipote gliel'ha tolta perché andava troppo veloce.

Ieri sera siamo state a parlare sotto il portico e abbiamo riso, siamo state bene.
E lei ha detto: siamo una famiglia.

Io mi sono un po' commossa.

PICCOLA INDAGINE

Nel supermercato dove vado a volte a fare la spesa c'è una cassiera giovane.
E' innamorata, lo so perché lo dice a volte, parla con tutti i clienti.
E' innamorata del ragazzo che sistema la frutta.

Ogni volta che mi fa il conto, lei mi parla e dice cose del tipo: Oggi sei preoccupata!
Oppure: Che bella giornata!
E io mi sveglio come da una specie di torpore e mi sorprendo del fatto che un altro umano comunica con me, mi guarda in faccia, capisce se sono preoccupata, anche se non mi conosce.
Lei mi guarda, guarda tutti e parla con le persone.

Lo trovo sorprendente e agghiacciante allo stesso tempo, perché ogni volta che mi capita questa cosa mi rendo conto che tutti andiamo in giro come se fossimo dentro dei corpi di piombo, con occhiali che al posto delle lenti hanno specchi che riflettono all'interno.

Dalla mia piccola indagine e osservazione ho capito che le persone che generalmente vedono gli altri sono:
innamorati
bambini
alcuni vecchi
i cosidetti matti

Poi ci sono i cani, ma non fanno parte del genere umano.


sabato 1 giugno 2013

piano piano


procedo piano piano
devo andare piano per non farmi male

LA STORIA DELLA MIA VITA



Tutto questo che ci stava accadendo aveva cambiato luce alle cose.
Camminavamo parallele al mondo, in una via di mezzo, non eravamo più qui ma nemmeno là. 
Io e mia sorella ormai non parlavamo d'altro.
Nelle nostre conversazioni con il mondo dei morti ad un certo punto si presentavano sempre le stesse 'persone', le conoscevamo per nome, ognuna aveva il suo carattere, alcune erano donne altri uomini.
Tutto quello che facevo parlava di loro, disegni, musiche, pensieri...

Un giorno mia sorella fece un provino per entrare in un'importante compagnia teatrale di Roma. 
La presero.
Così da un giorno all'altro dovette partire per Roma.

Io adesso ero sola.
Più sola che mai.
Sola con i fantasmi e senza nessuno con cui far partire il piattino sulla tavola delle lettere dell'alfabeto.
Così imparai una cosa nuova, la scrittura automatica!
Appoggiavo la biro su un foglio bianco, chiamavo e loro arrivavano, scrivevano e parlavano con me.
Sempre loro, sempre gli stessi.

Un grazie


Grazie Enrica!

giovedì 30 maggio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA


TUTTO PROCEDEVA NORMALMENTE

Tutto procedeva normalmente, la scuola, il gruppo musicale la mia amicizia con D. e la mia nuova storia con un vero ragazzo.
Tutto era abbastanza normale, tranne una cosa...
Di notte ancora le solite visioni mi tormentavano, continue apparizioni di uomini e donne silenziose si aggiravano per la mia stanza. Adesso però non ero più terrorizzata, anzi iniziavo ad essere curiosa, volevo capire cosa fosse questo fenomeno notturno. Purtroppo però l'adolescenza spesso ci porta verso strade stupide che ci sembrano attraenti perché misteriose.
Non ricordo bene il perché ma in quel periodo mia sorella era tornata da Firenze e viveva con noi al ristorante, fu proprio con lei che cominciai a fare delle specie di sedute spiritiche per contattare i morti.
Avevamo creato una tavola con le lettere dell'alfabeto e dei numeri, poi mettevamo un piattino al centro e chiamavamo i morti.
La cosa spaventosa fu che fin dal primo momento il piattino cominciò a viaggiare velocissimo e a parlarci tramite le lettere dell'alfabeto. Per un certo periodo avevamo anche coinvolto mia mamma, che partecipava allegramente.
Tutto era cominciato in modo leggero ed era anche divertente, non sapevamo che si sarebbe trasformato in un incubo.
Questa cosa era così affascinante che io e mia sorella non facevamo altro durante tutto il giorno, era come una droga. A volte quando parlo con qualcuno tramite skype mi torna in mente quella stessa sensazione, era veramente come essere collegati con qualcuno tramite skype.
Le persone che sembravano apparire avevano tutte una gran voglia di parlare e raccontare le loro storie, come una frenesia, come se veramente fossimo riuscite ad aprire una comunicazione a banda larga con il paese dei morti.

lunedì 15 aprile 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Ecco.
Sono tornata.
In realtà non ho ancora la connessione internet, sto scrivendo collegata al telefono.

Però abito nella casa nuova.
Ho tante cose da raccontare di questo mio trasferimento, della campagna, ma invece non lo farò...
Perché devo andare avanti con la storia della mia vita.

Io e D.
Da quel giorno a Venezia in qualche modo io e D. siamo rimasti insieme. Io ero la sua ragazza.
Come dicevo prima non ero del tutto convinta perché in quel periodo avevo altro per la testa, ma in fondo mi piaceva D. perché era misterioso, introverso, era alto, suonava la chitarra e in qualche modo c'era in lui qualcosa di molto familiare.

D. amava pescare, abitava in campagna, così facevamo lunghi giri sugli argini della pianura, mi ha fatto conoscere i fiumi, ascoltare i pesci, aspettare i pesci con pazienza.
Eravamo sempre fuori, estate e inverno, oppure a suonare.

D. lavorava in una fabbrica del suo paese che produceva il formaggio, a volte faceva i turni di notte, D. soffriva perché odiava lavorare in fabbrica e poi era allergico ad alcune sostanze che maneggiava e quindi a volte si riempiva di puntini. Però mi faceva sempre molto ridere perché mi raccontava di alcuni personaggi che lavoravano con lui con dei bellissimi soprannomi, come ad esempio "sincero" un uomo che raccontava molte storie inventate.

D. non amava parlare, invece io parlavo tantissimo e questa cosa lo spazientiva. Inoltre sono sempre stata una persona inquieta e lo tormentavo con i miei problemi esistenziali che per lui erano una vera tortura. Gli scrivevo così tante lettere che a volte non le apriva nemmeno.

Adesso che sono un po' vecchia capisco quanto fosse assillante la mia compagnia, ma credevo che questo fosse il modo in cui ci si comporta tra fidanzati.
Poi ero abituata con la mia amica D. con cui parlavo per ore e ore, per lei non ero assillante, era bello parlare con lei, ma forse mi ero confusa su quello che bisogna fare con un fidanzato e quello che invece si può fare con una amica.

giovedì 14 marzo 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



In questo periodo non scrivo quasi mai la storia della mia vita, ma questo è dovuto al fatto che la mia vita attuale occupa ogni istante e non lascia nessuno spazio per il passato.
Sto per trasferirmi nella casa in campagna e io e il mio fidanzato stiamo lavorando tantissimo per metterla a posto.
Credo di non essere mai stata così stanca in tutta la mia vita.
Ieri notte ero un po' giù di morale e gli ho detto: mi sento sfinita e inoltre mi sento come una pianta senza radici, niente è a posto non ho una casa dove stare, mi sento disorientata e stanchissima.
E A. mi ha risposto: Devi pensare che siamo come delle oche selvatiche che stanno migrando. Fanno tantissima fatica ma poi arrivano.
Stamattina eravamo alla casa a lavorare e io ho guardato il cielo e c'era un gruppo enorme di oche selvatiche che tutte in fila stavano migrando.
Allora ho chiamato A. e ho detto: Guarda le oche!!!
Allora ho pensato, nella mia vita succedono sempre cose veramente strane!

Faccio un po' fatica ad andare avanti con la storia della mia vita.
Credo sia dovuto al fatto che al punto in cui sono arrivata le cose cominciano a complicarsi.
Ed è difficile riaffrontarle, riguardarle in ordine.
Però l'esperimento consiste proprio in questo e non posso non farlo.

Quindi adesso racconterò quando D. il chitarrista del gruppo mi ha dichiarato il suo amore.

DICHIARAZIONE D'AMORE

Era inverno e un sabato sera io la mia amica D., S. il ricciolone bassista del gruppo e D. il chitarrista decidemmo di passare la notte a Venezia. Io avevo detto ai miei genitori che avrei dormito dalla mia amica e che sarei tornata il giorno dopo.
Siamo partiti in macchina e abbiamo passato la serata a girovagare per Venezia. Poi stanchi morti siamo andati verso una spiaggia con la macchina per dormire.
S. e la mia amica D. erano sul sedile posteriore e si sono addormentati quasi subito, D. era seduto al posto di guida e io ero di fianco. Io soffro di insonnia da sempre e quindi anche in quell'occasione non dormivo e neanche D. dormiva.
Così parlavamo di varie cose. Poi ad un certo punto non abbiamo più parlato i vetri erano tutti appannati e D. ha scritto con il dito sul vetro IO TI AMO.

Quando ho letto mi sono un po' messa a ridere. 
Ma poi ho capito che lui non scherzava. 
Allora gli ho detto: mi sembra un po' esagerato... Credo di aver detto così.
Credo di aver provato un senso di confusione.
Tutto andava bene in quel periodo, mi divertivo, ero felice, non pensavo ad innamorarmi e poi un po' ero ancora invaghita di quel ragazzo cattivo di Milano.

Però era bello il mare di notte che avevamo di fronte, siamo scesi dalla macchina e abbiamo guardato le onde.

Il giorno dopo ho raccontato alla mia amica D. della dichiarazione d'amore di D. e del fatto che non sapevo cosa fare.

mercoledì 27 febbraio 2013

La scuola




Ieri ero a pranzo con una mia amica che ha un bambino che frequenta ancora le elementari.

Parlavamo e lei mi ha raccontato che le maestre dicono del suo bambino che probabilmente ha un problema, che secondo loro il suo bambino ha qualcosa che non va, e le hanno consigliato di fargli fare dei test per scoprire se è dislessico.

Mia sorella ultimamente è tediata da maestre che continuano a farla passare da psicologi esperti in bambini “difficili”.

Io ho passato tutti gli anni delle elementari e soprattutto delle medie a lottare con professori che asserivano che mio figlio fosse dislessico.

Il figlio del mio compagno mi dice che nella sua classe ci sono quattro ragazzi bollati a vita come dislessici, senza nemmeno sapere il perché.

Cosa sta succedendo.
Sono molto arrabbiata e allarmata.

Voglio specificare una cosa, tutti i bambini in questione sono bambini particolarmente sensibili e con un'intelligenza brillante, visionaria e fervida.
Il figlio della mia amica, di cui parlavo all'inizio, mi ha battuta a scacchi senza battere ciglio, parla con me di ogni cosa con amore e desiderio di conoscenza. I miei nipoti sono bambini fuori dal comune, anche loro con una sensibilità e un'intelligenza brillante e meravigliosa.
Mio figlio da bambino aveva delle intuizioni fantastiche, mi parlava del senso della vita, dell'universo, intuiva che siamo parte di un tutto e parlavamo per ore.

Guarda caso tutti questi bambini a scuola muoiono di noia. Vengono continuamente puniti, castrati, e la loro sete di conoscenza è continuamente tagliata sul nascere.
Guarda caso tutti questi bambini fanno parte di famiglie “non convenzionali”.

Viviamo in una dittatura tremenda, la dittatura della mente, dell'anima.

venerdì 22 febbraio 2013

Dio




Noi umani pensiamo che Dio sia un'entità superba e irraggiungibile, difficile da capire, lontana, immensa. Oppure pensiamo che Dio non esista, per semplificarci la vita.
Io però oggi ho avuto un'intuizione.
Dio è talmente vicino a noi che è impensabile per la nostra mente poter accettare una tale stranezza.
E' un po' come quegli esperimenti scientifici dove alcuni topi vengono allevati in scatole con solo linee verticali e poi una volta liberati, i poveri topi, non vedono le linee orizzontali.
Ecco, io penso che noi siamo come quei topi, non vediamo Dio, perché in questo mondo siamo come in una scatola che ci fa vedere solo cose che ci riempiono la testa e la vita di stronzate e non ci permettono di vedere altre cose, sottili e leggere.

Oggi accarezzavo molto la mia gatta e ho capito!
Dio ci parla continuamente con il linguaggio degli animali, con le foglie, con un bel cielo, con le parole dei bambini, con le parole di quegli angeli che noi chiamiamo “matti”, con le mani dei vecchi, con l'acqua del mare, con il vento, con la vista maestosa dei monti, con il continuo miracolo del sole che torna, con la semplicità.

La filastrocca...

Neve che cadi e malinconia di non poter amare pienamente.
Dio è solo una parola che abbiamo inventato noi umani per poter sopportare la continua violenza di una materia che ci opprime e per poterci elevare e ricordare che siamo altro.
Siamo altro.

sabato 16 febbraio 2013

DENTRO LA MIA TESTA

ECCO LE FOTO DELLA MOSTRA "DENTRO LA MIA TESTA" CHE SARA' ALLA GALLERIA UN_TYPE FINO ALL'8 MARZO. 













venerdì 1 febbraio 2013

Quadernini esserini



Quadernini esserini. Da ormai alcuni mesi i quadernini sono arrivati nelle mani di qualcuno di voi...e questo ci riempie di tanta soddisfazione.

I quadernini sono parte del mondo degli esserini. Sono oggetti preziosi e semplici, in cui ciascuno di noi può depositare, scrivere, annotare, disegnare una storia, la propria storia.
E così proviamo ad immaginare a quelle pagine bianche, appena dopo la copertina, che, a poco a poco, si riempiono di parole e pensieri, di tratti e colori e diventano i compagni della nostra vita, quella di tutti i giorni, tasselli di una storia più grande, nella quale siamo tutti protagonisti e della quale siamo tutti fautori.
Sarebbe bello, così, poter leggere qualche vostro pensiero, ammirare qualche disegno o schizzo fatto in libertà, su quella pagina bianca, su quel quadernino... per esserci, essere, esserini.

www.esserini.it  http://www.facebook.com/esserini

mercoledì 30 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA





Non ricordo bene quando, ma assieme alla mia amica D. cominciammo a frequentare i ragazzi che chiamavamo Hard Core. Avevano ricavato una stanza per suonare nella casa di S. il ragazzo ricciolone.
Era una grande casa di campagna e probabilmente la stanza in cui suonavano, una volta era stata il porcile o il pollaio. L'avevano tutto rivestito di contenitori per le uova per attutire i suoni.
Avevano procurato una tastiera Farfisa per me.
Il gruppo era così composto: D. alla chitarra elettrica, S. al basso, M. alla batteria e io alla farfisa.
L'idea era quella di fare un genere che si ispirasse ai gruppi di Seattle di quel periodo che facevano un genere che veniva definito grunge.

Provavamo tutti i fine settimana, ma la cosa più divertente era il dopo prove.

Appena finivamo di suonare inventavamo dei giochi estremamente divertenti.
Uno dei giochi consisteva nello spegnere le luci della sala prove e rincorrerci, farci il solletico, picchiarci, soffrire, avere paurissima ma allo stesso tempo ridere fino allo sfinimento.
In autunno andavamo nei campi e combattevamo con le foglie morte, ci seppellivamo, e alla fine avevamo foglie ovunque. Quando nevicava andavamo sull'argine del fiume e scivolavamo sulla neve con i sacchi dell'immondizia. In estate giocavamo a farci i gavettoni nel cortile di S. e alla sera mangiavamo l'anguria in mutande, mentre i vestiti si asciugavano.

Quel periodo è stato molto divertente per me e D.
Avevamo trovato le persone giuste, quelle che capivano il vero significato della parola divertimento. Non avevamo bisogno di niente, avevamo bisogno solo di noi stessi. Nessuno di noi ha mai fatto uso di droghe nonostante ce ne girasse parecchia attorno. Nessuno ne faceva uso semplicemente perché non ce n'era mai bisogno. Lo stato che riuscivamo a ricreare ogni volta era molto vicino allo stato di oblio che si crea tra i bambini che si perdono nei loro giochi, o forse anche a chi si droga pesantemente, non saprei. Forse è qualcosa che ha a che fare con la campagna.
Comunque sia in quel periodo quella era la nostra compagnia.

LA STORIA DELLA MIA VITA


Mentre facevo la doccia pensavo a una cosa.
L'acqua è davvero generosa, ci lava paziente, è allegra e vivace. E' arrendevole e piena di energia. Ci rinfresca quando è estate, ci scalda in inverno, ci rinvigorisce, ci idrata. E gioivo sotto la doccia di questa cosa. Poi ho pensato, ma in fondo tutto in natura funziona in questo modo, il fuoco, la terra, il vento. Tutti gli elementi della natura sono estremamente generosi e arrendevoli, talmente generosi e arrendevoli da permetterci di inquinarli, violentarli. Da permettere agli umani di sfruttarli senza mai essere minimamente grati, dando per scontato tutto.
Ho pensato anche che questa generosità è un atto di amore estremo. Solo l'amore incondizionato dona se stesso senza pretendere niente in cambio. E per noi umani l'amore, quello vero è sconosciuto, tranne in alcune rare occasioni, in cui ci accorgiamo per qualche strana circostanza che tutto regge solo su un atto di amore estremo. Non conoscendo l'amore difficilmente ci accorgiamo di esso.
Così viviamo sempre disperatamente affamati d'amore, senza accorgerci di essere circondati d'amore, immersi nell'amore.
Quando ho finito di fare la doccia mi sono asciugata, mi sono vestita e sono uscita.

ESSERINI - LA STORIA

PREFAZIONE






venerdì 18 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Tutti i fine settimana il ragazzo di cui mi ero innamorata perdutamente veniva ospitato da amici di Pegognaga, così ogni fine settimana ci vedevamo.
E per me era il ragazzo più meraviglioso mai esistito sul pianeta.
Lui aveva la moto, aveva l'umorismo, si vestiva nel modo giusto, era sicuro e secondo me era bellissimo.
Ogni volta che lo vedevo mi si chiudeva lo stomaco e credo che dai miei occhi uscissero delle stelline continuamente, come nei cartoni animati. Avrei fatto qualsiasi cosa, potevo fare qualsiasi cosa, ero davvero innamorata.
Inoltre non mi sentivo degna delle sue attenzioni e questo aumentava la mia dedizione nei suoi confronti.
Però come si dice spesso in questi casi, questo ragazzo era stronzo e spietato, mi trattava male e mi diceva sempre delle cose cattive, ma io pensavo che non fosse possibile e pensavo: mi dice questa cosa tanto cattiva per farmi ridere... Oppure pensavo: forse ho capito male... Oppure pensavo: In realtà mi ama però fa così perché è uno spiritoso!

Però cosa importa che fosse tanto stronzo, io ero felice perché ero innamorata! Finalmente innamorata! 
E anche se ogni tanto soffrivo le pene dell'amore, ero felice lo stesso, perché finalmente soffrivo le pene dell'amore per qualcuno, per un umano!!
Non solo fantasmi, non solo compositori, scrittori, artisti, fornai che non esistono, ragazzi immaginari, ma un ragazzo vero, che mi maltrattava, ma che ogni tanto mi baciava, mi portava sulla moto a fare dei giretti, che mi faceva tanto ridere e di cui potevo guardare gli occhi, toccare il corpo.

Per tanti anni, come ho scritto qualche tempo fa, sono rimasta incatenata a C., ripensandoci adesso credo di essere rimasta incatenata non tanto a lui, quanto al sentimento che provavo per lui, a questa meravigliosa centrale di energia che si era creata dentro il mio corpo.



venerdì 11 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



E' molto tempo che non scrivo il mio diario e mi scuso con le persone che mi seguono.
In questo periodo nella mia vita sono successe alcune cose importanti.
La cosa più importante è che sto cambiando casa.
Andrò a vivere in una cascina in campagna con il mio fidanzato e i nostri figli.
Questo per noi è un evento molto importante perché è un sogno che si realizza dopo molti anni.
Quindi essendo io una donna molto ansiosa, non riesco a concedermi la calma necessaria per scrivere.
Spesso penso al mio diario, stamattina ho deciso di scrivere questa cosa per spiegare la mia assenza.

Non riesco a pensare al passato perché sono troppo concentrata sul presente, quando scrivo del mio passato, non scrivo semplicemente del mio passato, ma sono il mio passato e adesso non riesco proprio.

Così vi racconterò come abbiamo trovato la casa.

Io e il mio fidanzato viviamo in due case separate, ma ultimamente ci manchiamo, a volte lo vedo passare in macchina, e divento malinconica.
Così ci siamo detti: è il momento di vivere insieme in campagna.

Io e il mio fidanzato spesso parliamo dei nostri sogni e mentre ne parliamo si materializzano nella stanza.
Spesso mentre parlo con lui vedo le immagini, sento gli odori e tutto è vero. Solo lui sa fare questo insieme a me. E' come giocare, costruiamo mondi possibili, li alimentiamo e li amiamo come nostre creature preziose.
Uno di questi sogni è la casa.
La casa per noi è sempre stato un luogo dove costruire, dove ospitare, la casa deve essere grande e luminosa, deve avere il giardino per gli animali, deve essere il luogo dove stare bene e dove far stare bene le persone che amiamo.

Così abbiamo iniziato a cercare in ogni dove, spesso prendevamo la macchina e giravamo per le campagne attorno a Parma. Guardavamo le case abbandonate e ci immaginavamo di viverci. Ma c'era sempre qualcosa che non funzionava, le immagini sbiadivano velocemente.
Una sera A. mi ha fatto vedere una casa che aveva trovato in un annuncio su internet e ho pensato: è lei! Forse l'ho anche detto: è lei!
Ho telefonato credo cinquanta volte al numero indicato ma era festa e non rispondeva mai nessuno.
Nel frattempo abbiamo visto altre case ma nessuna sapeva parlare e le immagini non si fissavano mai.
Poi un giorno ho chiamato ancora al numero pensando: forse è un numero sbagliato... forse non risponderanno mai, e invece ha risposto una ragazza.

Il giorno dopo siamo andati a vedere la casa. Ma la sera prima io ho telefonato a mia sorella e le ho detto: secondo me abbiamo trovato la casa, secondo me è lei!
Tutti mi dicevano: aspetta! Non agitarti.

Siamo andati e la casa mi ha subito parlato, e le immagini si sono fissate.
La padrona di casa è una signora anziana che abita vicino alla casa e anche con lei ci siamo riconosciute, parliamo le stesse parole!

E così eccomi qui.
Che penso alla casa tutto il giorno.

Cari amici che mi leggete, vi prometto che mi impegnerò a continuare il diario, per ora ho voluto condividere con voi questa storia della casa.
Alcuni di voi verranno ospitati un giorno in questa casa, faremo delle bellissime cene estive nell'aia e saremo felici.